Questo è un piatto che ho pensato

Questo è un piatto che ho pensato e proposto tredici anni fa quando ero di là anche nell’altro ristorante e perché una cosa del genere? Non lo so! Potrebbe essere lo sfizio per combattere la calura? avrei potuto trovare una scusa migliore ma non mi è venuta. Cominciamo col caviale e parlo di uova di storione, i succedanei, non si devono definire caviale, uova di lompo o di capelin, non mi interessano e per motivi cromatici potrei accettare le uova di salmone che comunque sono entrambe colorate artificialmente. Il caviale questo sconosciuto o conosciuto? Partiamo dal nome che è italiano; il “Caviar” deriva dall’italiano “Caviale” e sono in tanti a pensare che sia un prodotto tipico russo o iraniano ma non è così. Sono diversi paesi al mondo che producono caviale e tra questi c’è anche l’Italia ma lo storione viveva abbondante nel Po’, del “Caviale Italiano”, si trovano tracce scritte e descritte già nel 1450. Lo storione, Huso huso, Ladano, in italiano, Beluga internazionalmente è il più grande e quello che fornisce la maggior quantità di uova, sì perché, ripeto, il “Caviale” sono le uova degli storioni [Ossietra (Osietra), Sevruga, Beluga e le varie sottospecie] e dopo vent’anni di vita può produrre sino a 150 kg di uova. L’argomento storione e caviale è lungo e complesso dico che attualmente esistono allevamenti, in Italia pochi anni fa si produssero 24 tonnellate, e si salvaguardano gli animali selvaggi, le uova si estraggono senza uccidere il pesce e c’è un controllo migliore della qualità perché sino a qualche anno fa, quando non c’erano i prodotti di acquacoltura giravano anche “caviali” non proprio a posto, mal conservati e poca attenzione nella produzione con “profumi” e “sapori” molto accentuati, e senza contare il rischio di estinzione delle bestie. Il Caviale più comune è il Beluga, il pesce arriva ad essere lungo 9 m e pesare 1,5 tonnellate, che produce uova di 3 mm di diametro e più di color grigio perla, l’Osietra, ormai rarissimo, gusto morbido e leggero aroma di nocciola, ha una colorazione fra il marrone scuro e il nocciola e da molti viene considerato il caviale più raffinato, di dimensioni medie. C’è anche quello siberiano spacciato per quello del mar Caspio. Il Sevruga è il più piccolo e da uova piccole, meno di 2 mm. Le caratteristiche importanti del caviale sono l’uniformità, la consistenza delle uova, le dimensioni, il colore e l’odore. Più chiaro è il colore delle uova e maggiore sarà il prezzo di vendita. I gradi sono: 0 (colore più scuro), 00 (tono medio), 000 (tono chiaro) e i più costosi sono spesso chiamati “royal caviar” o “imperial caviar”. Oggi il sistema di classificazione utilizzato in acquacoltura tende ad essere diverso. Il grado di maturazione viene controllato strettamente, mentre diventa importante considerare altri parametri qualitativi quali sapore e consistenza. Il caviale è un alimento molto apprezzato e di conseguenza molto costoso. Il più costoso in assoluto è il rarissimo Almas, altrimenti detto caviale bianco, che viene confezionato in scatole d’oro a 24 carati: può costare 24.000 euro al chilogrammo. In commercio si può trovare anche non pastorizzato ma bisogna esser certi della provenienza, conservarlo a basse temperature e per poco tempo. Altro fatto importante è il “Malossol” che vuol dire poco salato. Il Caviale Italiano lo apprezzo molto, oh almeno quelli che ho assaggiato, mangiato. Abbinamenti gastronomici? Un Grande Maestro della Cucina italiana propose spaghetti e caviale ma anche risotto con fogliolina d’oro, altri propongono abbinamenti con panna acida o con cipollotti e uova sode e io con le ostriche. Le ostriche invece tutti sanno che sono dei molluschi bivalvi di mare le più famose e buone sono le “Belon” e le “Fine de claires” e domani … domani era ieri l’altro il computer mi ha combinato un casino, va bene gli esperti diranno che ho sbagliato io ma se mentre scrivevo è sparito tutto ma non si è spento, l’ho spento io perché, con lo schermo nero, non andava né avanti né indietro poi quando l’ho riacceso non c’era più nulla di quel che avevo scritto perciò oggi: le ostriche che si trovano in commercio sono quasi sicuramente, 97%, di allevamento! E questo cosa vuol dire? Vuol dire che non sono buone? No, e poi no, sono buone, buonissime, controllate e sane! Le ostriche, di allevamento, vivono in acqua (e aria), le alte e basse maree danno caratteristiche organolettiche particolari, c’è qualcuno che ha inventato un sistema per avere questo effetto, per buona parte del tempo lo passano in mare aperto e poi vengono spostate in zone meno salmastre, in prossimità di acque dolci ammorbidendo il salmastro che sarebbe troppo forte. Le ostriche sono tante varietà e si trovano in tutto il mondo e ci sono le perlifere naturali o allevate ma ora non mi interessano mi interessano quelle alimentari che fondamentalmente sono di due tipi le piatte e tonde o le concave e bislunghe. Le piatte e tonde (Ostrea edulis) conosciute come Belon l’ultimo periodo vengono spostate dal mare alla foce del fiume Belon (Finistère – Bretagna), sono, forse, le più pregiate, o le Marenne dal sapore delicato, moderata sapidità si potrà apprezzare retrogusto di fungo porcino, nocciola e muschio; le concave più famose sono le Fine de claire dove claire sta per bacini d’acqua collegati al mare tramite canali, erano antiche saline oggi adibite all’ostricoltura, di media sapidità con dolcezza finale e sentore di nocciola. Tra le varie condizioni una importante è la quantità di pezzi per mq (5 – 10 – 20) in affinamento, meno sono e più buone sono ma anche i costi cambiano, poi le pezzature: per le ostriche concave il calibro va da 5 a 0. Più il numero è piccolo, più l’ostrica è grande. Un calibro 5 corrisponde ad un’ostrica tra i 30 g e i 45 g, un calibro 0 corrisponde ad un’ostrica di oltre 150g. Le ostriche piatte vengono normalmente misurate in calibri che vanno dallo 0 (80-90 g) allo 000 (100-140g) e l’ottimale per me sono le medie grandi. Poi le estive, sì perché secondo alcuni le ostriche nei mesi estivi non sarebbero da magnà perché sono a rischio infezioni per le temperature elevate, perché lattose e non piace la consistenza, anche perché nel periodo estivo sono in fase di riproduzione perciò hanno inventato le triploidi, non sono modificate geneticamente, quindi no OGM, poi ci sono le afrodisiache ma son “difficili da trovare” dipende tanto dalla compagnia. Come si gustano? Fresche, 7/8°C e in purezza facendo scivolare il liquido in bocca e poi la polpa masticandola, per qualcuno non la si dovrebbe masticare, gustare con calma e lasciare che nella cavità orale sia quasi svanito il sapore e continuare con un’altra sino le sei ostriche sono il giusto e il giusto vino? Mah, ma alcuni sconsigliano lo Champagne, per me sì e no dipende dall’acidità del vino e dalla mineralità dell’ostrica e forse l’abbinamento più facile potrebbe essere con un vino bianco moderatamente dolce. Quindi fatta questa premessa ho deciso che “frullando” leggermente le ostriche, tre, e venti grammi di caviale si potevano avere delle sensazioni di notevole piacere, amen.

Pollo alla birra. Istintivamente mi

Pollo alla birra. Istintivamente mi viene da dire di cucinare il pollo intero al forno, non ho mai cucinato il pollo intero, nel menù solo una proposta: bocconcini di petto di pollo alla senape con finferli, piaceva abbastanza a chi lo mangiava, a me piaceva l’abbinamento dei gusti forse perché la senape copre il gusto del pollo ed era uno dei piatti monocromatici, l’altro era biscotto o ventaglio di parmigiano con salsa di pere, un altro il filetto di cervo al vino rosso e cavolo cappuccio rosso stufato, ce ne saranno altri ma non ricordo, ora. Ordunque il “Pollo alla birra” proverei così: la birra, dire birra è poco, le conosco relativamente, bevo volentieri le Pils che sono facili però se qualche esperto (Fiore, Mattia, Antonio (Nino), Andrea, Massimo o perché no Elena e altri che ora mi sfuggono) mi spiega e propone qualcosa di particolare lo seguo con piacere ma per cucinare, ho provato pochissimi piatti, bisognerebbe usare una birra poco amara (con poco luppolo) bionda, non scura, “tipo Blanche o Weisse” però prendete il riferimento con cautela, il pollo (un chilo circa), penso che se è, anzi è, ruspante sia meglio, lavare dentro e fuori con la birra, bisognerebbe farlo due ore prima di infornarlo e lasciarlo a temperatura ambiente 20-25°C, la cottura è di circa novanta minuti ed è meglio se non riposa molto dopo la cottura, il tempo di finire la salsa (10’), dopo un’ora rilavate con la birra e asciugate esternamente, ungete con EVO o burro, cospargete di sale ed eventualmente aromi, rosmarino, timo tritati e all’interno mettete degli spicchi d’aglio, alloro, rosmarino, timo, sale e pepe, appoggiatelo, con il petto rivolto verso l’alto, su una griglia dentro la teglia, non deve essere a contatto col fondo,. Preparate il forno mezz’ora prima di infornare, sui 220-250°C perché aprendo il forno la temperatura si abbassa e oltretutto più la teglia è fredda più il forno fatica a riportare in temperatura, allungando i tempi di cottura, perciò sarebbe anche utile scaldare sul fuoco, magari utilizzando la retina spaccafiamma, dopo quindici minuti potate la temperatura a 130-140°C per cinquanta minuti, riportare la temperatura a 220°C dieci minuti dopo bagnare con birra gelata e continuare la cottura per un quarto d’ora. Togliete il pollo dalla teglia e lasciatelo al caldo, passate il fondo con un colino a maglie fini sgrassatelo il più possibile e riducetelo, sbattendolo con una frusta sino ad ottenere una consistenza cremosa, se si rispettano i tempi e le temperature è possibile ottenere un buon risultato per la salsa ma per il pollo non so provate voi e poi mi dite.

07 03

Ciao, non per essere presuntuoso ma se qualcuno di voi vuol sapere qualcosa che so, riguardo il cibo, me lo può chiedere mi farebbe piacere rispondere, bon così semplicemente ma evitate POLLO e ZUCCHINE. Buona giornata.

Vitello tonnato. Il Vitello Tonnato più

Vitello tonnato. Il Vitello Tonnato più buono che abbia, abbiamo, mangiato penso sia quello che mangiai da Guido da Costigliole, se serve metto anche d’Asti, ormai parecchi anni fa, più di venti, ne ho preparati nel tempo una ventina, ne avrò assaggiati venti più o meno buoni ma tutti sulla stessa lunghezza d’onda ma ultimamente sto realizzando il Vitello Tonnato proposto da Davide Scabin. Nelle mie ultime realizzazioni tentavo una cottura più concentrata delle precedenti ma Scabin mi ha convinto con la sua versione “Antica” la spiegazione la potete trovare su internet ma la ricetta per quattro commensali è: 500 g di girello o magatello o tondino di vitello, 20 g acciughe sottolio, 20 g capperi, 4 uova, 80 g vino bianco, 150 g latte intero, 15 g Marsala, 40 g brodo vegetale, olio EVO e 1 spicchio d’aglio. Preparazione: bollire le uova*, cottura della carne: mondare la carne togliendo tutta la “pellicina”, salarla e peparla, adagiarla in una padella con poco olio e uno spicchio d’aglio che poi si eliminerà, rosolare il girello dolcemente aggiungere il tonno sgocciolato, le acciughe e i capperi proseguire la rosolatura della carne e del tonno, tre/quattro minuti bagnare col vino e farlo ridurre quindi incorporare il latte lasciare un paio di minuti e quindi mettere in forno portato a 180°C per sette/otto minuti da una parte, girare il girello e lasciare altri sette/otto minuti togliere dal forno e coprire con della stagnola e lasciar raffreddare. Una volta raffreddato, togliere l’aglio, per me si può lasciare ma dipende dai gusti, mettere la carne a parte e il resto nel contenitore da mixer dare una prima mixerata quindi aggiungere l’olio, il Marsala, le uova sode spezzettate e il brodo, lui dice vegetale, finire di frullare sino a che la salsa sia bella liscia e mettere in frigo. Il problema è affettare il tondino che dovrebbe essere tagliato piuttosto sottile e uniforme se c’è l’affettatrice usatela, a patto che la lama sia affilata, altrimenti usate un coltello chiaramente ben affilato. Nel mio girare ho trovato poche case con i coltelli affilati che ricordi due. * Far le uova sode son capaci tutti che ce voh? però vi dico come faccio: le uova non dovrebbero stare in frigo ma se le avete toglietele un po’ prima di cuocerle, pentolino con acqua abbondante calda inserire le uova e portare a ebollizione, moderata, lasciare sette minuti spegnere il fuoco e lasciarle raffreddare nell’acqua quasi completamente. I problemi delle uova sode sono 1) se cuociono troppo diventano coi bordi blu, 2) se sono fresche puzzano di più e sono più difficili da sgusciare 3) se cuociono poco restano bazzotte. Semplice no? A me piace molto.

Non ricordo chi disse che

Non ricordo chi disse che (più o meno) “chi fa un lavoro che gli piace è come se non lavorasse” ed è abbastanza vero a parte un particolare: trovarlo il lavoro. Sono sempre stato un anarchico per quel che è il lavoro e non ho mai pensato a cosa farò domani. Il bello dei bei tempi andati di quando ero quindicenne era che c’erano mille mondi davanti, potevi perdere giorni a pensare che lavoro avresti potuto fare e da quindicenne studente trovavo sempre qualcuno che mi offriva la possibilità di fare un mestiere, per gioco, per piacere, per fare un piacere, ne ho fatti tanti era semplice spesso succedeva al bar dove c’erano persone più vecchie di me, vedete allora frequentavo persone più anziane e ora frequento persone più giovani, non mi piacciono i vecchi non mi trovo bene, persone che avevano un lavoro in proprio e quando erano le 13.30 o 14.00 ti dicevano “ta ghè da fa incò, sa vegna insema me” e andavi prendevi qualche spicciolo che serviva per coprire le piccole spese, sigarette, cinema, bar, pizza, Capannina, Salice Blu ecc. visto che la mancia familiare non era un granché e intanto imparavi e intanto conoscevi gente, ecco l’importante conoscevi gente. La mia grande passione era disegnare automobili e le disegnavo, ne ho disegnate tantissime, disegnavo i particolari, mascherine, fanali, cruscotti cerchi insomma tutto ciò che era automobile e i miei con grande sacrificio mi iscrissero alla “Scuola di Design di Novara” indirizzo “Industrial Design” nel frattempo conobbi architetti, insegnanti, artigiani, industriali, operai, impiegati, il bar “piccolo?” in v.le dei Mille è stato il primo bar che ho frequntato dopo quello del GiFra, poi bar Ducale e in seguito allargare il raggio d’azione, Sociale, Centrale, Manzoni, ero felice e spensierato perché non sembrava proprio un problema il futuro sembrava e in parte era vero che si potesse fare tutto. Poi durante il servizio militare, a Novara, strana città che non mi piaceva neanche tanto ma le sono stato legato perché ho frequentato una ragazzina, ho frequentato la scuola, ho fatto buona parte il milite dove ho conosciuto un ufficiale di complemento che lavorava alla Zagato!!! E mi aveva detto che era possibile andare a lavorare al “Centro Studi” ma che lo stipendio per i primi tempi sarebbe stato piuttosto basso e sì mi sarebbe piaciuto ma la compagnia, le amicizie, il modo di vivere di Vigevano mi piacevano troppo, avrei dovuto passare la settimana fuori casa e la cosa non mi garbava e il mio sogno si addormentò. Quindi finito il Servizio Militare dovevo trovare un lavoro ”vero”, nei primi giorni cercavo di ritrovare quei giri che per 15 mesi avevo, in parte, abbandonato così con l’amico architetto Gianmassimo, prima in Piazza poi in c.so Novara, turna, l’ho aiutato in qualche lavoro (compreso il Pepe Club) sino a poi dedicarmi al disegno grafico e fu la mia professione sino al 1986, poi iniziai a fare il cuoco e fu semplicemente semplice. Al giorno d’oggi è molto più complicato sicuramente e non so, non ci ho mai pensato, non è più un problema per me per cui perché pensarci. Posso dire che ho svolto le attività lavorative sempre con passione, entusiasmo e ricerca cercando sempre di migliorare e devo dire che fare il cuoco non è sicuramente leggero ma stupendo sì e quante mille volte prima di iniziare il servizio mi veniva voglia di scappare, di sparire ma poi appena arrivavo in prossimità della fine tutti i tuoni e fulmini che avevo in testa scomparivano e non vedevo l’ora di ricominciare, non proprio così ma quasi. In fondo sono stato fortunato ho fatto una bella vita, non che quella attuale non sia bella ma qualche acciacco mi fa tribolare un po’, poca roba

Ecco mi piace raccontare

Ecco mi piace raccontare di cucina e mi piace pensare che chi cucina per passione, per la sopravvivenza è un’altra cosa ma potrebbe anche essere appassionata/o, sia coinvolto come se fosse un professionista cercando prodotti di qualità e per quanto possibile italiani ma non solo ora momento di crisi (06 03 2020) abbiamo una vastità enorme di grandi prodotti, cercando di imparare tecniche e sfruttare strumenti per migliorare il prodotto finale ma fondamentale è l’attenzione che si mette nel cucinare.

Scriverò le ricette per come le intendo io, non perché le ritengo migliori di altre ma perché le ho adattate ai miei gusti, il bello della cucina è cercare di appagarsi e poi accontentare gli altri e d’altronde se fosse il contrario considerando che non è possibile accontentare tutti sarebbe, probabilmente, un pastrocchio. Ochei? Vi porto a conoscenza del fatto che mentre scrivo ascolto musica, a dire il vero ascolto musica anche, quando sono sveglio ma qualche volta anche intanto che dormo, mentre cucino, mentre disegno, mentre leggo, attualmente Il Principe, e mentre non faccio nulla, ho quattro metodi per ascoltarla: CD lettore Sony perché il Denon si era inchiodato, Youtube quasi sempre scaricata in memoria esterna (si dirà così?) collegato all’amplificatore Denon tramite computer HP (vecchio di duemila anni, circa), Youtube computer diretto da Toshiba, giradischi e ho ancora qualche disco ed è un piacere ascoltare i dischi è ancora il miglior sistema, tramite ampli Denon, certo mi piacerebbe avere un A.M. Audio, ed è di Vigevano lo sapevate? Sono superlativi e piatto Thorens e diffusa da diffusori Magneplanar ma quando non posso disturbare uso due casse preampli, tipo Bose ma che dieci anni fa ho pagato dieci-dodici euro, nuove, e per quel che costano sono eccezionali, sempre quando non posso farmi sentire, per non disturbare eh, come ora che sono le 23.30, ascolto Radio Swiss Classic che trasmette musica classica 24/24 ore 7 su 7 giorni 12/12 mesi senza interruzioni ne pubblicità, bello, tanto che vi importa sapere queste cose e magari vi ho annoiato perciò: Bonet. Occorrente per 12 porzioni: 1 litro di latte, 300 grammi di zucchero + 200 zucchero per il caramello, (aceto), 200 grammi di amaretti di “Saronno” non so se gli altri siano adatti non ho mai provato e magari proverò, 150 g di cacao amaro, 10 uova (5 intere, 5 tuorli), 25 – 40 grammi rum, anche se è buono va bene, voglio ricordarvi che più è buono un ingrediente più potrebbe essere buono il risultato finale, potrebbe perché se si sbaglia qualcosa, bruciatura o simili, non viene buono ma non è per colpa dell’ingrediente buono. Preparate il o i contenitori, in un pentolino mettete lo zucchero, semolato o di canna cambia poco, e bagnatelo con qualche goccia d’acqua, però io uso aceto, iniziate la cottura con una fiamma non violenta, ci vorranno sei sette minuti e per i primi cinque potete distrarvi o iniziare a sbriciolare i biscotti, a me piace ridurli in polvere, preparate le uova in una boule piuttosto ampia, dovrà contenere tutti gli ingredienti, aggiungere lo zucchero e sbattere con una frusta, elettrica o meno cambia solo la fatica, sino ad ottenere lo scioglimento dello zucchero, aggiungete il cacao, gli amaretti, sempre rimestando, ocio al caramello è meglio poi lasciarlo raffreddare un po’, aggiungere il rum e il latte, girate bene. Nello stampo o stampini avrete messo uno strato di caramello di due o tre millimetri, preparate una teglia con acqua molto calda, riempite i contenitori e metteteli in forno, a bagno Maria, portato alla temperatura di circa 170-180°C e lasciate in forno per 45’. Qualche ricetta per il caramello dice di mettere un po’ d’acqua e non alcune gocce allora dovrete star attenti perché il caramello potrebbe intorbidirsi e per non far accadere ciò, sarebbe brutto da vedere, dovrete con un pennello bagnato con acqua rimuovere lo zucchero che per l’effetto dell’ebollizione schizza sulle pareti del pentolino. Mettere in frigo, dipende dalla temperatura, per almeno sei ore.

Caro Fantasma, è ora che tu ed io

Caro Fantasma, è ora che tu ed io parliamo un po’ è tanto tempo che ci conosciamo e lo facciamo così raramente. Tu sei il mio amico più caro e fedele, so che non mi abbandonerai mai per nessun motivo, sì, ho tanti amici o forse conoscenti ma non è un problema la selezione è praticamente naturale, con te feci, faccio e farò di tutto e non ho ancora capito chi di noi decide; sì è vero sei abbastanza democratico ma su certe cose divento intransigente, un qualcosa che non capisco c’è, perché alle volte parlo io e alle volte parli tu, mi sembra che tu abbia il senso del giusto e per questo sto bene con te perché distingui il logico dal giusto perché il logico può essere una conseguenza di un atteggiamento nei confronti di fatti anche non giusti ma di parte, giusto è fare o dire cose che siano rispettose di tutti e tutto se è possibile che esista una tale possibilità ed è improbabile perché sarebbe perfezione e secondo me, non so per te, la perfezione nell’essere umano e nel nostro mondo non esiste. Adesso parla tu così se ci saranno insulti un po’ saranno anche tuoi. Allora, volevo dire che i vecchi e si può esser vecchi anche a quarant’anni, non li capisco, tanti, sembra che si siano fermati come se ci fosse uno stop nella corsia della vita e restano in attesa che passi tutto e immettersi nella via finale hai capito tu e i tuoi ancora per poco sessantanove anni. Chissà su c’è qualcuno che si chiede come abbiamo fatto a vivere così. Ma tu, di ciò che hai fatto cosa ti piace di più? Ma io quasi tutto ci sono cose che non rifarei e altre che farei, magari, un po’ meglio e altre che rifarei e basta, non dico cosa non rifarei ma nemmeno ciò che rifarei tranne le notti in giro in automobile, pensare quanto mi piaceva e quanto pazzerello ero al volante e forse non solo, che ormai sono cinque anni che non guido più e non sento la necessità, non mi pesa la mancanza della guida forse perché non mi piacciono le condizioni attuali sia di traffico che di regole, troppe ed esagerate. Cosa mi rende felice? la felicità, cosa mi rende triste? La rassegnazione, il non coraggio di lasciarsi andare, il rinunciare a priori alla ricerca della felicità che è lì magari basta spostare qualche foglia. Certo abituarsi al bello ed essere felici poi potrebbe essere drammatico nel momento in cui le situazioni peggiorano ma pensiamo che l’attimo negativo è meglio sconfiggerlo pensando al bello perché il bello, la felicità cioè la gioia interna, il pensare il guardare, il sentire già questo è importante, magnifico e io ma anche tu penso che la nostra vita è felicità poi va bene ci sono nuvole ma loro passano e il sole è ancora lì che ci scalda, va beh io detesto il caldo, caldo (vivrei sempre tra i 20 e i 25°C) però anche la neve mi piace ma anche la nebbia e anche la pioggia o il vento. Non ricordo bene, anzi non ricordo proprio, se quando sono nato ero felice, a parte i primi dieci minuti giusto il tempo di capire la nuova condizione e poi sì ero felice, non penso che ci sia bimba/o triste (non voglio pensare ai momenti tragici) per la nascita. È possibile che tutto ti piaccia? Bene, non mi piace la politica e quella di oggi, vent’anni più o meno, peggio che mai. La politica era, è e sarà l’antitesi della perfezione ma almeno l’obbiettivo fosse il bene della comunità, attualmente mi sembra che si pensi esclusivamente al proprio tornaconto, è sempre esistito ma era meno sfacciato, meno spudorato, certo la colpa è anche di chi non fa politica, non si deve acclamare solo perché è un personaggio pubblico,  non c’è da essere fieri di far la loro conoscenza e invece mi sembra proprio che in tanti non aspettino altro. Ci sono arti, non arti inferiori e/o superiori, ma le arti come la Pittura e Scultura, la Musica, la Danza, la Recitazione, l’Architettura, il Design, la Cucina, l’Enologia (il risultato finale) e boh … La musica mi piace e ascolto la Classica, la Lirica, il Rock, il Jazz, e qualcosa d’altro ma rifiuto al 95% la musica di Casadei, non mi piace Vinicio Capossela, Ligabue, The Queen,  della musica classica faccio fatica a digerire Debussy, Shostakovich e in genere gli autori del 900, della lirica, non capisco niente di musica e sono stonato, che ascolto da vent’anni non ho ancora trovato qualcosa che non mi piaccia a parte certe opere in certi momenti adesso basta dimmi cosa ti piacerebbe fare? Adesso che sono le 02.19 andrei a Ticino, in macchina ascoltando the Pink Floyd, e perché i Pink? Ricordi di una notte con nebbiolina l’ho già raccontato certo i P.F. in certe situazioni sono da brividi, eh ma se non avessi problemi ai piedi, fossero solo i piedi a creare problemi, e di pioggia, uscirei e camminerei per le strade antiche magari ancora con i ciottoli e annusare gli odori della notte, gustare il silenzio, pensare a come sia bello pensare senza dover pensare era anche così che nascevano idee per i marchi (loghi) quando disegnavo e poi le pietanze quando cucinavo, e tutto ciò che rappresentava il lavoro di grafico e che piacere mi ha fatto rivedere il manifesto-locandina di Radio Informatore che avevamo progettato, anche il marchio, come studio grafico e ricordare Giancarlo e Rosalba, di lei ricordo chi fosse ma non sono sicuro del nome, anche se comunque non lo dimentico, le idee mi venivano anche quando girovagavo in macchina il problema era e lo è ancora non dimenticare lo spunto. Deh, Edoardo il lavoro da grafico è stato solo questo? Ah no, no ne abbiamo fatti altri anche per aziende importanti e non solo di Vigevano ma non ho pensato di tenere i campioni. Che gente bella incontri di notte, sì girano anche i balordi ma loro erano al margine difficilmente e saltuariamente si mescolavano, belle e magari un po’ strane persone che di giorno non hai il tempo di considerare, il primo che mi viene in mente è Basilico che pochi lo apprezzavano l’ho conosciuto poco ma qualche escursione notturna l’abbiamo fatta, già forse per qualcuno ero strano anch’io, io eh non tu, penso che nessuno ti conosca e non ti mostrerò mai. Ora da due ore e venti minuti sto ascoltando Mozart piano concerto 20, 21, 22, 23, 24, 25, 26 e a voi piace?